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Gil Scott Heron - Winter In America (Vinyl Galaxy Black & White) rsd 2024. ( 19-04-2024)
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Tim Maia – Racional Vol. 2
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Daft Punk – Human After All
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A true return to form and jewel in the crown of their iconic discography, Renascence picks up where their 1974 album Promised Heights left off – a spiritual and sonic follow-up, bringing a fresh modern edge to their iconic sound, which remains foundational to early hip-hop and funk scenes in the United States and UK.
'Renascence' tells the story of a band that never fully got its due back in the day; but are back to take the crown by remaining true to themselves – politically aware, and spiritually positive with infectious grooves.
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A true return to form and jewel in the crown of their iconic discography, Renascence picks up where their 1974 album Promised Heights left off – a spiritual and sonic follow-up, bringing a fresh modern edge to their iconic sound, which remains foundational to early hip-hop and funk scenes in the United States and UK.
'Renascence' tells the story of a band that never fully got its due back in the day; but are back to take the crown by remaining true to themselves – politically aware, and spiritually positive with infectious grooves.
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Operazione Sole” come l’estate, si spera, imminente; “Operazione Sole” come la canzone del 1967 di Peppino Di Capri, considerata, forse a torto, la prima ska in Italia, ma sicuramente la prima a parlare di Giamaica e ritmi in levare.
Il disco che avete in mano vuole essere una testimonianza di quanto i suoni nati a Kingston fra gli anni ’60 e gli anni ’70 abbiano non poco influenzato il pop nostrano.
Con la prima esplosione del reggae in Inghilterra fra il 1968 ed il 1970, nonché con l’assurgere di Bob Marley a fenomeno di culto mondiale, parallelo al fenomeno tutto inglese della Two Tone e del revival ska, l’Italia, sempre attratta dalle nuove tendenze non solo inglesi, non poteva certo stare alla finestra.
Pertanto queste innovative e sconosciute sonorità in levare, derivate dal blues degli anni ’50 e rimescolate in salsa caraibica, hanno preso piede anche nel Belpaese.
Si inizia già nel 1959 con il brano “Nessuno” di Mina, considerabile a tutti gli effetti uno shuffle giamaicano, per arrivare in pochi anni al blue-beat (I 4 di Lucca, Claudio Casavecchi) ed allo ska (Margherita, Peppino Di Capri, Silvano Silvi, Renzo e Virginia) ed essere proiettati al primo reggae (ad esempio Jo Fedeli e la sua versione italiana di “Israelites” di Desmond Dekker).
Si giunge così, rapidamente, alla fine del decennio del boom economico e cambiano la cultura, gli stili, i riferimenti: il tutto diventa più impegnato (a livello culturale, artistico e politico). Dopo una fase di stallo durata più di un lustro, ecco che il reggae di Bob Marley (considerato una sorta di nuovo Messia) conquista il pianeta, Italia compresa: i produttori e gli artisti, anche ad alto
livello, per qualche anno non rimangono affatto indifferenti a questa novità e decidono di introdurre il “levare”, in primis il reggae, nei vari repertori pop: nomi conosciutissimi come Loredana Bertè, Mario Lavezzi, Rino Gaetano, Ivano Fossati, Ilona Staller, Adriano Celentano, Edoardo Bennato (giusto per elencarne alcuni) si buttano a capofitto in nuove avventure sonore, in maniera sì pionieristica, ma spesso con ottimi risultati.
La raccolta “Operazione Sole” vuole prendersi il merito, invece, di proporre e far scoprire artisti meno conosciuti (fatta eccezione per Gino Santercole, già sodale e parente de Il Molleggiato), spesso delle vere e proprie meteore nel panorama musicale italiano, che hanno cercato di ottenere (o raggiungere nuovamente) il successo adattando il pop tanto in voga in quegli anni ai nuovi suoni black imperanti in occidente.
Siamo nei primi anni ’80 e si va dal reggae più classico, alla italo-disco contaminata dal dub sino alla verace napoletanità che, in più di un’occasione, nel suo essere endemicamente “nera” e piena di groove, ha strizzato l’occhio agli accordi made in Kingston e London.
“Operazione Sole”: una piacevole opera filologica, ma avvolta da un
altrettanto piacevole aura di disimpegno.
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Operazione Sole” come l’estate, si spera, imminente; “Operazione Sole” come la canzone del 1967 di Peppino Di Capri, considerata, forse a torto, la prima ska in Italia, ma sicuramente la prima a parlare di Giamaica e ritmi in levare.
Il disco che avete in mano vuole essere una testimonianza di quanto i suoni nati a Kingston fra gli anni ’60 e gli anni ’70 abbiano non poco influenzato il pop nostrano.
Con la prima esplosione del reggae in Inghilterra fra il 1968 ed il 1970, nonché con l’assurgere di Bob Marley a fenomeno di culto mondiale, parallelo al fenomeno tutto inglese della Two Tone e del revival ska, l’Italia, sempre attratta dalle nuove tendenze non solo inglesi, non poteva certo stare alla finestra.
Pertanto queste innovative e sconosciute sonorità in levare, derivate dal blues degli anni ’50 e rimescolate in salsa caraibica, hanno preso piede anche nel Belpaese.
Si inizia già nel 1959 con il brano “Nessuno” di Mina, considerabile a tutti gli effetti uno shuffle giamaicano, per arrivare in pochi anni al blue-beat (I 4 di Lucca, Claudio Casavecchi) ed allo ska (Margherita, Peppino Di Capri, Silvano Silvi, Renzo e Virginia) ed essere proiettati al primo reggae (ad esempio Jo Fedeli e la sua versione italiana di “Israelites” di Desmond Dekker).
Si giunge così, rapidamente, alla fine del decennio del boom economico e cambiano la cultura, gli stili, i riferimenti: il tutto diventa più impegnato (a livello culturale, artistico e politico). Dopo una fase di stallo durata più di un lustro, ecco che il reggae di Bob Marley (considerato una sorta di nuovo Messia) conquista il pianeta, Italia compresa: i produttori e gli artisti, anche ad alto
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La raccolta “Operazione Sole” vuole prendersi il merito, invece, di proporre e far scoprire artisti meno conosciuti (fatta eccezione per Gino Santercole, già sodale e parente de Il Molleggiato), spesso delle vere e proprie meteore nel panorama musicale italiano, che hanno cercato di ottenere (o raggiungere nuovamente) il successo adattando il pop tanto in voga in quegli anni ai nuovi suoni black imperanti in occidente.
Siamo nei primi anni ’80 e si va dal reggae più classico, alla italo-disco contaminata dal dub sino alla verace napoletanità che, in più di un’occasione, nel suo essere endemicamente “nera” e piena di groove, ha strizzato l’occhio agli accordi made in Kingston e London.
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25 killer library music cuts by the German film music maestro on audiophile pressing in deluxe 2x10" set. Uberrare and never released before material from 1968-1976, sourced from Peter Thomas' personal reel-to-reel tape archive. Limited edition of 500 pieces.
From brassy big band funk, space jazz, krauty synth experiments to proto-hiphop, cosmic schlagers, heavy easy listening, soulful soundtrack moods and absurdly dreamy LSD ballads, this compilation encompasses the composer's most obscure and yet most transcendent work.
Peter Thomas is widely acknowledged as Germany's most inventive film music composer of the 1960s and 1970, best known for his iconic soundtrack work. He scored over 600 films and episodes, from the crime blockbusters of Jerry Cotton and Edgar Wallace to indie arthouse films like Playgirl, Bruce Lee's The Big Boss and the extraterrestrial Space Patrol and Chariot of the Gods.
His recordings for music libraries often provided an even more leftfield approach. Their visionary 'dope beats' appeal provoked a keen interest from vinyl aficionados, beatmakers and rare groove.
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From brassy big band funk, space jazz, krauty synth experiments to proto-hiphop, cosmic schlagers, heavy easy listening, soulful soundtrack moods and absurdly dreamy LSD ballads, this compilation encompasses the composer's most obscure and yet most transcendent work.
Peter Thomas is widely acknowledged as Germany's most inventive film music composer of the 1960s and 1970, best known for his iconic soundtrack work. He scored over 600 films and episodes, from the crime blockbusters of Jerry Cotton and Edgar Wallace to indie arthouse films like Playgirl, Bruce Lee's The Big Boss and the extraterrestrial Space Patrol and Chariot of the Gods.
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L'ultimo album integrale dei pilastri di Detroit Slum Village, F.U.N., è ora arrivato su vinile. Il progetto di 12 tracce è il loro primo album in quasi dieci anni e include nuove collaborazioni con Larry June, Cordae, Eric Roberson, Robert Glasper, Karriem Riggins, Abstract Orchestra, Sango, Phat Kat, Daru Jones, Early Mac, The Dramatics e altri. . Sì! ha ulteriormente consolidato la capacità di T3 e Young RJ di portare avanti efficacemente l'eredità del gruppo rap fondamentale, conservandone l'essenza e allo stesso tempo evolvendo il suo suono con nuova energia. Tuttavia, con il tour tutto esaurito dell'anno scorso in Europa e l'uscita di ""Just Like You"" assistito da Larry June e The Dramatics", è stato rivelato che il duo era tornato in laboratorio insieme per lavorare su un nuovo album degli Slum Village. .
DIVERTIMENTO. scopre che gli Slum Village stanno espandendo il loro caratteristico suono, rimanendo comunque vicini alle radici della loro città natale: Young RJ spiega: "Volevamo semplicemente provare qualcosa di nuovo, quindi ci siamo concentrati sul creare musica ispirata alla disco", e T3 nota che il processo di registrazione tutto "è iniziato collezionando vecchi dischi Disco". Per i fan che si chiedono perché questo cambiamento sonoro e perché la lunga pausa tra i veri album, T3 dice: “Slum è ancora qui. Siamo ancora rilevanti e stiamo ancora cercando di superare i limiti. A volte le persone impongono troppe regole alla musica e, senza sembrare un cliché, volevamo semplicemente divertirci con [questo album]”.
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